Osservare i bambini nell’intimità preziosa dei loro silenzi agevola l’accesso dei grandi a molteplici opportunità di conoscenza.
Quello che si può scoprire può essere sorprendente nel suo dispiegare con semplicità meccanismi evolutivi complessi, profondi, universali.
“The dead bird” è apparso, per la prima volta, nel 1938 tra gli scritti di Margaret Wise Brown, una delle più grandi ed illuminate scrittrici votate all’infanzia di tutti i tempi.
“The bird was dead when the children found it. But it had not been dead for long — it was still warm and its eyes were closed. The children felt with their fingers for the quick beat of the bird’s heart in its breast. But there was no heart beating. That was how they knew it was dead.”
Una storia che esordisce con l’impatto forte di un ritrovamento, sovvertendo l’ordine delle aspettative che vorrebbe il climax narrativo in un punto diverso della storia, quando forse saremmo pronti a realizzarlo: l’infanzia, ancora una volta ascoltata, ancora una volta raccontata ai grandi, osa spaccare il meccanismo dell’ovvietà e ci sbatte ferocemente nel bel mezzo delle cose della vita.
Entrambi bambini di Brooklyn (NY, U.S.A.) Remy Charlip e Margaret Wise Brown incroceranno inevitabilmente i loro destini con vent’anni di dissonanza, per realizzare uno degli albi illustrati più interessanti di sempre. Un racconto di quiete e di tempeste, dove l’equilibrio di una giornata di gioco viene improvvisamente interrotto dal ritrovamento di un uccellino senza vita. Tra discussioni e rispettosi silenzi del gruppo, sarà proprio la bambina, con quel femminile tanto ricercato e dai rimandi fiabeschi, a sfidare il proprio istinto per raccogliere ciò che cambierà per sempre le sorti del loro viaggio esistenziale.
L’impegno sarà collettivo e troveranno ampio spazio gli slanci di creatività nella realizzazione della commemorazione: ognuno si impegnerà per dare una ragionevole sepoltura, collocata in uno spazio senza tempo, nel cuore della foresta. Il luogo è verosimilmente scelto con cura, l’immaginario è affidato alla canzone che come spesso accade, diventa preghiera. Credo non ci sia nulla di più commuovente del giaciglio di fiori intrecciati che sprigionano luce balsamica; emerge delicata l’intenzione di voler donare, insieme allo stampatello dichiarativo, un senso di inaspettata consapevolezza all’avvenimento.
Un istante che inizializza il ricordo, chiudendo più di un cerchio nella storia della vita.
Quando si ha a che fare con i bambini, ci vuole coraggio per divergere dal sentiero tracciato.
In questa storia di bambini, che non si lasciano scoraggiare attorno al mistero della morte, non è insolito scoprirsi intimamente vicini all’animo di un uccellino senza vita, che giace senza esitazione dolcemente adagiato sull’erba, anch’essa rispettosa dell’intensità del momento nella sua geniale ed artistica bidimensionalità. E’ la rilevanza metafisica del gioco, luogo incontaminato ed elettivo dove i bambini possono arrivare a scoprire il futuro che ancora non siamo in grado di vedere, a garantire la verità suprema dell’accaduto, a consentire di vedere senza aloni.
Rassicurati nell’apparente equilibrio adulto-centrico, non è difficile ritrovarsi a procedere spediti per raggiungere imprecisati e spesso fuorvianti obiettivi di crescita, a patto che il viaggio ci richieda risorse poco impegnative o divergenti rispetto al luogo comune. Ma è davvero ciò di cui i bambini hanno bisogno?
L’uso convenzionale del linguaggio, ad esempio, che non lascia spazio al tempo e alla voglia di sperimentare ciò che accade nei substrati del meccanismo comunicativo, potrebbe non garantirci l’apertura a interpretazioni inaspettate ed arricchenti e nemmeno un livello adeguato di empatia e profondità. Cionondiméno, saper leggere il valore nascosto delle immagini che la vita ci regala, non è cosa che si impara, come un’abilità o una competenza, ma più pertinentemente rappresenta, a mio avviso, un’attitudine di apertura e accettazione, di riconciliazione con l’essenza del cosmo che ci ospita e ci sostiene.
Interessante e del’intuizione dell’autrice che ha voluto ricucire i frammenti di ignoto negli sguardi rammaricati e curiosi dei bambini, attraverso un indagine scientifica virtuosamente portata avanti dal gruppo; non mancano le proposte, che alle volte possono anche apparire inespresse allo sguardo attento, nel dialogo prezioso dei bambini che hanno bisogno di capire, di trovare un senso al turbamento di questa fine. Ecco così emergere il pensiero operativo, pratico, concreto dei tipico del periodo 6-10 anni, che ha voluto accertarsi della veridicità della morte passando attraverso l’’ardita sperimentazione della ricerca del battito cardiaco dell’uccellino.
Secondo una concezione umana, in punto di morte riviviamo gli istanti migliori della nostra vita. La generosità del pensiero d’infanzia perdona la paura dell’ignoto e investe industriosamente nel valore della celebrazione.
Non smetterò mai di ricercare la vibrazione che questo albo riesce ad agganciare nel mio vissuto ed in ciò che ho potuto raccogliere con i bambini e le bambine, strada facendo.
Il raccoglimento, poetico e raffinato di una narratrice visionaria senza tempo, che ho trovato dentro alle parole scelte con l’incredibile saggezza si chi i bambini li ha ascoltati davvero ( immancabile l’osservazione dell’uso dei tempi verbali - l’imperfetto indicativo, ad esempio, per raccontare il momento immediatamente successivo al ritrovamento dell’esserino senza vita e negli spazi tra esse, ma anche nel gesto grafico di un illustratore danzante (Charlip è stato anche un coreografo, regista teatrale ), sviluppa prospettive emergenti davvero inedite per il tempo che fu e forse ancora oggi gode di una luce vergine, di quel verde dominante che profuma di selvaggio ed indomabile. Accostamenti non scontati di gialli, verdi e azzurri, in un ritmo narrativo potente, inesauribile, circolare, che accetta anche la leggerezza dell’infanzia, frangente raro e fortunato nel quale potremmo scoprirci capaci di proseguire senza giudizio il viaggio della vita oltre la preghiera, al di là del ricordo.
The dead Bird, nella versione americana ( Une chanson pour l’oiseau, nella versione a me cara in lingua francese, riedita, con il consenso di Peguin, da ***, è un gioiello racchiuso in un formato 15 cm per 18 cm, capolavoro di perfezione architetturale e rappresentativo nella sinergia inevitabile, autoctona e spontanea di parole ed immagini, cifra distintiva solo delle grandi opere letterarie.
Saremo pronti a farci carico della profondità del vero?
Se vuoi vedere davvero e danzare sui confini del mondo
trova il modo di sganciare le zavorre del cuore. Libricini
Una dedica di amore senza fine per l’umanità, che propone una via d’uscita che apre alla morte per riscoprire il senso ultimo della vita.
Uno dei più veri e significativi esemplari di devozione e fiducia verso i bambini mai pubblicati nella storia della letteratura per l’infanzia
Puoi scoprire di più su questo albo illustrato nel corso “Spiritualità Bambina” di @Libricini
Puoi approfondire quì con il contributo della voce autorevole di - #Anna Castagnoli / BLOG Le figure dei libri