Leggere Shakespeare ai bambini
Mi piace pensare come il caldo di un pomeriggio assolato ritmato dalle cicale o il profumo della pioggia annunciata agiscano sulle persone come attivatori di memorie native: ricordi profondi, qualcuno direbbe ancestrali, che si inseriscono nel vissuto alle volte timidamente, più spesso con l’impeto delle cose d’infanzia.
Credo altresì che vi sia un legame meraviglioso tra il ricordo e la generazione di un’dea. Mi sono imbattuta recentemente in questo ragionamento proprio sfogliando La tempesta, progetto editoriale di Orecchio Acerbo del 2016, che costruisce un percorso davvero emozionante tra parole ed illustrazioni attorno all’opera maestosa di William Shakespeare ( teatrale, in cinque atti, del 1623), per la prima volta pubblicata con il titolo “The Tempest” in Tales from Shakespeare, nel 1807. Le illustrazioni, contraddistinte dal marchio di fabbrica del maestro argentino Fabian Negrin, accompagnano l’adattamento di Mary Ann Lamb, scrittrice inglese ottocentesca dalla vita complicata, che adatta con sapiente lucidità, profondo rispetto - e grande lungimiranza, rendendolo diffusamente appetibile grazie al meccanismo che personalmente adoro dei “riassunti imperfetti”,ndr - un’opera forse poco conosciuta, ma davvero pregiata. Dentro, le parole, che hanno il sapore della fiaba, raccontano la vita solleticando archetipi importanti e generando percorsi evolutivi della mente e del cuore, ancora incredibilmente contemporanei.
A cosa serve leggere Shakespeare oggi?
Questa domanda ha rievocato in me uno dei ricordi più belli e potenti che conservo della mia formazione liceale, durante la quale ho forgiato la mia determinazione e acquisito e consolidato gran parte degli strumenti che si sarebbero poi rivelati indispensabili nel corso della vita. Tutto rimanda alla dicotomia, che oggi definirei, senza incertezza, davvero poetica, vissuta durante le lezioni di storia e filosofia: il peso della lavagna luminosa “vecchio modello”, custodita in una rigida valigia senza rotelle e la leggerezza della cartellina porta fogli da lucido che custodiva “il sapere originale e possibile” grazie a schemi, spesso articolati - che invitavano al ragionamento incrementale tra la lezione del giorno, quella passata e quella che sarebbe arrivata.
Una sinergia di elementi vitali, non mutuamente esclusivi, che hanno certamente contribuito a consolidare in me quello che oggi definisco un personale e potente postulato:
Nulla può esentarsi dalla rievocazione imprescindibile e consapevole della nostra vita : dal governo della paura all’esplorazione di senso, dall’elaborazione della sofferenza all’accettazione della felicità.
E’ così che amo pensare al senso assoluto ed essenziale del quotidiano: lo penso appoggiato sulla brace del vissuto, dedito a sviluppare la scintilla del presente e a generare la visione del futuro.
Si ragionava tanto e insieme, in classe e a casa, si creavano associazioni, si investigavano i ricordi, si sviluppavano idee. Tutto torna, come nelle storie circolari che amo raccontare ai bambini.
Il grande merito va al mio professore di filosofia e storia, un uomo davvero singolare, affascinante e misterioso, che ha lasciato il segno grazie alla rara vocazione didattica ed educativa, con suo metodo unico ed irripetibile, “scientifico e romantico” allo stesso tempo, così innovativo, in quei cinque anni incredibili a cavallo tra il 1990 e il 1995. Fu proprio il suo approccio a generare in me la consapevolezza oggi dell’importanza del “pensiero critico”: sì, credo che leggere Shakespeare aiuti a sviluppare gli strumenti di cui abbiamo bisogno per raggiungere la nostra serenità.
La Tempesta
W.Shakespeare, Adattamento di M.A.Lamb
Traduzione Attilio e Maria Grazia Carapezza
Orecchio Acerbo
Una vera opportunità per i bambini e le bambine che abbiano compiuto i loro primi 9 anni.